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  Tavole dei neumi 

Tavole dei neumi

 

Cliccate sulle immagini per visionare le tabulae neumarum di ogni famiglia notazionale o manoscritto

Notazione sangallese

Rappresentata da un numero elevatissimo di manoscritti e appartenente al gruppo delle notazioni tedesche, la notazione sangallese si diffonde a partire dal X secolo ben oltre i confini dell'Abbazia svizzera di San Gallo da cui provengono gli esemplari più rappresentativi. [Tabula neumarum compilata da Eugène Cardine]

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Notazione lorenese o metense (cod. Laon 239)

Le testimonianze manoscritte della famiglia notazionale metense sono molto scarse; essa prende il nome dalla città di Metz, nel nord-est della Francia, capoluogo lorenese e centro di diffusione di tale notazione. L'unico esemplare completo pervenutoci è il Graduale di Laon (Laon 239). [Tabula neumarum compilata da Eugène Cardine]

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Notazione bretone (cod. Chartres 47)

La fonte principale per la notazione bretone è il manoscritto conservato in origine nella cattedrale di Chartres (un Graduale del X sec.) e distrutto durante un bombardamento nel 1944. [Tabula neumarum tratta da Rampi-Lattanzi, Manuale di canto gregoriano, pp. 613-615]

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Notazione aquitana (cod. Gaillac 776, "Albi" )

Detta anche "notazione a punti", la notazione aquitana si sviluppa a partire dal XI sec. nella Francia sud-occidentale. Il Graduale di Gaillac è caratterizzato da una diastemazia estremamente precisa pur nell'assenza di rigo e chiavi. [Tabula neumarum a cura di R. Fischer, tradotta da N. Albarosa e pubblicata in Codices Gregoriani III]

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Notazione aquitana (cod. St-Yrieix 903)

Numerose indicazioni provengono, in questo manoscritto aquitano dell'XI sec., dall'utilizzo di neumi speciali (virga semicircolare, virga cornuta, quilisma-pes ecc.) aventi precise funzioni melodiche; il notatore si serve anche di una linea a secco sulla pergamena, come ausilio diastematico. [Tabula neumarum tratta da Asensio, El canto gregoriano, p. 386]

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Notazione beneventana (cod. Bv 33)

La notazione beneventana, diffusasi a partire dal X sec., è caratterizzata da un largo impiego di liquescenze, da una scrittura con tendenza diastematica anche nei codici con neumi in campo aperto, e dalla concordanza nell'indicazione del Si come corda di recita del III modo. [Tabula neumarum tratta da Rampi-Lattanzi, cit., pp. 629-632]

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Notazione beneventana (cod. Bv 34)

Il codice beneventano 34 (Graduale-tropario degli inizi del XII sec.) utilizza una scrittura neumatica con rigo e chiavi di agevole lettura per la precisione geometrica del tratto; anche in questo manoscritto è riscontrabile un uso sistematizzato della liquescenza e l'assenza del bemolle. [Tabula neumarum tratta da Rampi-Lattanzi, cit., pp. 632-635]

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Notazione francese (Mont-Renaud)

Nel Graduale-Antifonale di Noyon (Mont-Renaud, X sec.) i neumi francesi, di grande varietà e ricchezza, sono stati aggiunti a un codice contenente in origine solo i testi della Messa e dell'Ufficio, privi dunque di adeguata spaziatura. [Tabulae neumarum tratte da Rampi-Lattanzi, cit., p. 623, e Asensio, cit., p. 375]

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Notazione italiana (cod. Angelica 123)

Il cod. 123 della Biblioteca Angelica di Roma è un graduale-tropario adiastematico risalente alla prima metà dell'XI secolo, importante testimonianza delle notazioni dell'Italia settentrionale; è fra i manoscritti italiani più studiati. [Tabulae neumarum tratte da Rampi-Lattanzi, cit., p. 619, e Asensio, cit., p. 382]

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Notazione tedesca (cod. Graz 807)

Il Graduale di Klosterneuburg, databile alla seconda metà del XII sec., è un codice su rigo che utilizza neumi metensi evoluti. Presenta lettere-chiave all'inizio del tetragramma, corde forti Do e Fa colorate in giallo e rosso e l'indicazione del bemolle. [Tabula neumarum da Rampi-Lattanzi, cit., p. 651]

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Tonario di Montpellier (H. 159)

Nel Tonario di Montpellier (XI sec.) i brani sono classificati in base ai modi dell'octoechos e presentano una doppia notazione (alfabetica, secondo il sistema a-p, e neumatica in campo aperto di scuola francese), con l'indicazione del Si bemolle/naturale. [Schema della notaz. alfabetica ed esempio di trascrizione tratti da Pal. Mus. VII-VIII, pp. X; XVI]

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Neografia

Con l'edizione solesmense del Liber Hymnarius (1983) viene codificato l'uso della notazione quadrata neografica che presenta la distinzione grafica delle liquescenze aumentative e diminutive, dei gruppi strofici, delle bivirgae, degli oriscus e dei neumi con initio debilis.

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