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  Bibliografie 

Paléographie musicale
Restituzione melodica
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Paolo M. Ferretti OSB, Estetica gregoriana, ossia Trattato delle forme musicali del Canto Gregoriano - "L'Estetica o la Teoria delle forme musicali proprie del canto gregoriano è del tutto moderna; essa è nata e si è sviluppata pian pianino dal giorno della rinascita delle venerande melodie liturgiche restituite alla genuina e tradizionale purezza, dopo secoli di decadenza (...) Tutta l'Estetica musicale gregoriana è (...) frutto esclusivo dell'esame intrinseco e diretto fatto su le melodie stesse tradizionali" (dall'introduzione dell'autore, pp. VIII-IX).

Straordinariamente attuale nel metodo e nei contenuti, lo studio di Ferretti − all'epoca della pubblicazione, nel 1934, preside del Pontificio Istituto di Musica Sacra − affronta lo studio del canto gregoriano dal punto di vista dell'accentazione latina, della ricorrenza formulare e delle tecniche compositive, con numerosissimi esempi musicali. La seconda parte è dedicata all'analisi delle varie forme di salmodia, sia nel repertorio della Messa che in quello dell'Ufficio.

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Eugène Cardine, Semiologia Gregoriana - "Il metodo che vogliamo seguire si baserà su due principi. Bisogna prima conoscere le diverse forme paleografiche dei segni neumatici e il loro significato melodico. In un secondo tempo comincia lo studio semiologico: bisogna cercare la ragione (logos) della diversità dei segni (semeion) per dedurne i principi fondamentali di un'interpretazione autentica ed oggettiva. Essa non consisterà in un'applicazione di concetti estetici o ritmici odierni, e quindi estranei all'epoca gregoriana, ma sarà guidata piuttosto dai fatti insegnatici dallo studio comparativo dei diversi segni: premessa più importante per l'esecuzione pratica" (dall'introduzione dell'autore, p. 4).

Eugène Cardine ha ampliato le prospettiva degli studi paleografici sui neumi attraverso una nuova scienza: la semiologia gregoriana. I suoi studi sullo "stacco neumatico" (coupure neumatique) come fenomeno comune a tutte le grafie, lo hanno consacrato come uno dei grandi studiosi del sec. XX.

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Daniel Saulnier, I modi gregoriani  - In questo volume di D. Saulnier − all'epoca della scrittura, nel 1997, direttore dell'Atelier di paleografia di Solesmes − il lettore troverà una schematica ma efficace introduzione allo studio della modalità. La prima parte, ispirata agli studi di D. Jean Claire, affonta i temi della modalità arcaica e della evoluzione modale. Nella seconda parte, ognuno dei modi dell'octoechos gregoriano viene descritto in maniera approfondita con il supporto di numerosi esempi musicali (che occupano quasi la metà del volume), con l'analisi di ciascun grado e con la definizione della sua derivazione dai modi arcaici e dell'ethos che lo caratterizza. Ispiratore di questa seconda parte è il canonico Jean Jeanneteau (1908-1992), studioso di modalità, autore di Los modos gregorianos. Historia, análisis, estética, Abadía de Silos, 1985. 

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Alberto Turco, Il canto gregoriano. Toni e modi - "Il sistema degli otto modi ecclesiastici o octoechos, tradizionalmente insegnato fin dall'epoca dei teorici carolingi (...) non lo si considera più come punto di partenza obbligatorio di tutte le indagini in questo campo, ma piuttosto come il punto di arrivo di una lunga evoluzione (...) Nel presente volume [Alberto Turco] espone con ordine, chiarezza e semplicità lo sviluppo teorico e tecnico dei modi gregoriani, come li ha visti delinearsi nel corso dei suoi numerosi soggiorni a Solesmes." (dalla Presentazione di D. Jean Claire, p. 5).

La trattazione della materia è dunque strutturata nelle forme di una vera e propria storia evolutiva della modalità, il cui esame viene affrontato dall'autore cronologicamente dalle prime forme di cantillatio fino alla metrica degli inni strofici tardivi. 

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Fulvio Rampi, Del canto gregoriano - «Che ne è stato della coscienza, dello sguardo, del sapere ecclesiali sul canto gregoriano? Quanti sono disposti a cosiderarlo ancora oggi il canto proprio della Chiesa? (...) Viene qui proposto un itinerario che non ha voluto ricalcare una trattazione manualistica di taglio specialistico, ma un dialogo tra credenti, curiosi su questo tema e incuriositi dalla sua emarginazione. Un itinerario originale di scoperta e di conoscenza che intende innanzitutto sollecitare nuove riflessioni in ambito ecclesiale, con la speranza che la Chiesa torni a parlare del "suo" canto gregoriano con nuova consapevolezza per tornare ad amarlo e per "riservargli il posto principale"» (dalla 4a di copertina).

Il libro è vincitore del Premio Luigi Agustoni 2011.

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Thomas Forrest Kelly, The Beneventan Chant  - Pubblicato in prima edizione nel 1989 presso la Cambridge University Press, questo studio ormai classico del musicologo americano fornisce un panorama completo della storia e delle circostanze che hanno portato alla formazione del rito, del repertorio (sia della Messa che dell'Ufficio) e della scrittura beneventana, indicandone gli stretti rapporti con la realtà ambrosiana, con la quale il canto beneventano dividerebbe un fondo comune: "Beneventan chant is essentially a Lombard phenomenon", per usare un'espressione dell'autore. Nel volume sono inoltre analizzate e descritte in comparazione le principali fonti manoscritte di canto beneventano e indagati i rapporti con i repertori romano-antico, gregoriano e bizantino.

Con questo studio l'autore ha vinto nel 1990 l'Otto Kinkeldey Award della Società Americana di Musicologia (AMS).

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Thomas Forrest Kelly, Il Canto beneventano. Versione italiana e revisione a cura di Alessandro De Lillo - Nel corso degli ultimi trent’anni gli studi sul Canto beneventano si sono moltiplicati e sono stati pubblicati i facsimili dei più importanti manoscritti di questo repertorio. Il libro di Thomas Forrest Kelly non solo non ha perso il suo valore, ma la traduzione in italiano del testo, riveduto e aggiornato, si è arricchita di un importante e utile elemento, costituito dall’inserimento degli esempi musicali in notazione quadrata in sostituzione di quella moderna su pentagramma dell'edizione originale. Questo valore aggiunto è frutto del contributo del traduttore e revisore del volume, Alessandro De Lillo, ed è nato dal desiderio di  rispecchiare le forme neumatiche originarie del beneventano. Il libro dunque è una fondamentale fonte per la conoscenza e lo studio di questa preziosa forma di canto liturgico che continua ad essere oggetto di ricerca. 

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